A giudicare da quanto emerge da uno dei più recenti censimenti Istat e dalla Broadband Map consultabile sul sito dell’Autorità per le comunicazioni, l'Italia non viaggia esattamente veloce come il vento, soprattutto se si prende in considerazione il comparto industriale. I dati parlano chiaro: in oltre un terzo dei distretti industriali esaminati la copertura della fibra FTTH, Fiber To The Home, è addirittura sotto l’1%. Certo, parliamo della banda ultra larga nella sua versione più performante, ma comunque l'esito dell'analisi rimanda a una mappa della fibra ottica in Italia di cui non andare fieri.
La ricognizione, per quanto parziale, perché prende in esame solo 141 comuni che rappresentano il polo industriale italiano e che, in virtù del loro ruolo e della loro collocazione geografica, dovrebbero costituire il motore economico del Paese, è piuttosto sconfortante. Questa, in breve, la disamina:
Mappa fibra ottica dell'Authority alla mano, è possibile vedere a raggi X la situazione del comparto industriale italiano per singola realtà, singola azienda, singola cella gestita dall'uno o dall'altro operatore telefonico. A dominare in maniera pressoché incontrastata sono le connessione in FTTC (Fiber To The Cabinet) quelle, per intendersi, miste, in fibra dalla centrale di rete fino all'armadio partilinea su strada, in rame per il tratto restante, fino all'abitazione o la realtà aziendale dell'utente.
In questi casi la velocità raggiunge, di norma, non più dei 30 Mega, a volte i 100 Mega e molto raramente i 300 Mega. Ecco che l'obiettivo dell'Industria 5.0 che dovrebbe avvalersi di un carburante per correre fino a 1 Giga sembra assumere i contorni di un miraggio in un deserto di rilassanti passeggiate.
Questo governo, come del resto anche i precedenti, ha lavorato e sta lavorando per incentivare il settore, conscio del fatto che una connessione veloce è alla base di un'industria che si avvale di strumenti indispensabili per essere massimamente produttiva. Anche i fondi del PNRR saranno dedicati al raggiungimento di questo obiettivo. Per gestire robotica, big data, realtà aumentata, internet of things, manifattura additiva, cybersecurity, edge e cloud computing le connessione devono viaggiare a velocità maggiori non c'è dubbio e gli investimenti nell'ambito sono indispensabili.
E chi sarà deputato a portare a compimento questa transizione dal Mega al Giga? Tim e Operfiber, naturalmente, sperando che le attività dei due player si allineino nel più breve tempo possibile a ciò che l'innovazione chiede, a ciò di cui l'industria ha bisogno. Anche quella italiana.
La Redazione